F3 – La Liturgia? Madre di misericordia!

Sin dal principio, Dio si è mostrato come il tutto, autore deciso ma velato di un mistero inesauribile di bontà; nella liturgia poi, assume un carattere ancor più misterioso! Ma come nasce e cos’è la liturgia?

Un qualsiasi cantore o animatore liturgico, spesso incappa in un errore esageratamente diffuso: considerare il proprio operato figlio di una personale e sicura certezza. Quante volte si partecipa a Sante messe in cui gli attori sono anche antagonisti? Ecco: la difficoltà arriva da una mancanza di consapevolezza nei confronti della liturgia.

Ci sarebbero tanti modi per definire la stessa; culmine e fonte in primis! Ma non vorrei avvallare il pensiero, a volte ricorrente, secondo cui la Liturgia è “cosa per specialisti”, rispetto ai quali la maggior parte dei fedeli non può che collocarsi in posizione subordinata di pura ricettività. Bisogna immedesimarsi nella liturgia e vivere ogni istante della stessa non come una vita parallela in cui si racconta di opere grandiose ma di un contenitore di opere grandiosi ancora in atto.

Lungo tutto il racconto biblico sia dell’antico sia del nuovo testamento, la parola liturgia è sicuramente nascosta da azioni e o condizioni che ne costruiscono la realtà ma non ne chiariscono l’esistenza vera e propria. Pensiamo per esempio, allo scenario del monte Sinai ove vennero consegnate direttamente le tavole della legge a Mosè. In quell’istante, in quella posizione strategica, avveniva una forma di liturgia. Qualcuno potrebbe pensare “Certo, perché lì v’era il popolo?” oppure “Forse perché Dio si abbassa alla semplice scrittura di una norma per il suo popolo?”; eppure non è così.

Per capire il paragone tra la consegna delle tavole della legge e il termine liturgia bisogna arrivare all’etimologia della parola: dal greco λειτουργία, letteralmente “azione per il popolo”. In questo gesto, Dio non mostra la sua potenza, la sua superiorità ma la sua misericordia. Dunque la liturgia è misericordia; ed è la madre di una misericordia inspiegabile eppure esistente.

Capire tale affermazione non è difficile; basti pensare alla spiegazione della liturgia definita con il Concilio Vaticano II ( Nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. – Sacrosanctum Concilium, cap. 1) o ai quadri teologici creati nel corso della storia dell’uomo (esempio, quelli dei Padri della chiesa); tutti riportano all’essenza della misericordia di Dio per il suo popolo.

Con lucidità,quindi, bisogna affermare che la liturgia è il luogo in cui la misericordia di Dio, vista nel suo effetto di santificazione, viene donata, e ciò avviene nella mediazione dei segni liturgico-sacramentali. Partecipare,quindi, integralmente alla celebrazione liturgica significa ricevere e accogliere il dono della misericordia del Padre. Essere parte dell’assemblea liturgica significa entrare in questo dinamismo del dono di Dio. Dunque, compito dei ministri e in tal caso degli animatori, è favorire tale aspetto per tutti.

In realtà la Liturgia, che certo ha bisogno anche di specialisti e pastori, come ogni materia teologica d’altronde, è prima di tutto esperienza quotidiana dell’intera comunità cristiana che, proprio con la consapevolezza della misericordia di Dio, vive nella storia l’incontro con il mistero della salvezza; pure nella forma del rito liturgico.

Prendiamo in prestito, per concludere, le parole di don Domenico Pace (in passato, direttore dell’ufficio liturgico e del coro diocesano) il quale disse che “la più grande forma di misericordia è dare la vita”. Di conseguenza, ciascun animatore deve obbligatoriamente donarsi per e con la liturgia a favore di ognuno dei fratelli. Non ci si può nascondere dietro a personali convinzioni ma preoccuparsi e porsi sempre tre domande: la mia azione aiuta ciascuno dei mie fratelli a vivere serenamente l’esperienza misericordiosa della Liturgia? I canti e le mie proposte, si confanno a quel clima tanto atteso della venuta quotidiano di Dio nell’eucarestia? Sono pronto a dispensare attraverso la musica e il canto, pillole di misericordia capaci di arrivare nel profondo?

Guardiamo alla liturgia come uno scambio; guardiamola come un abbraccio. Tra due fidanzati, due genitori, due fratelli: non importa. Quello che ci interessa è sapere che in quell’azione vi è misericordia, amore e tanto desiderio di gioia condivisa.

L’invito è ad abbandonare una visione strumentale della liturgia e impregnarsi nuovamente sull’idea da cui nasce tutto: la misericordia.

 

autore: Rocco Alessio Corleto

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