Leone XIII fu un Papa «assai dilettante di musica» che difese la musica liturgica dagli abusi pubblicando un Regolamento per la musica sacra, in latino e in italiano.
Duecentodieci anni fa, il 2 marzo 1810, nasceva a Carpineto Romano, a sud di Roma, Vincenzo Gioacchino Pecci, che sarebbe rimasto nella memoria della Chiesa come il grande Pontefice della «questione sociale»: Leone XIII (1810-1903).
La saggezza e lungimiranza di questo Sommo Pontefice è stata ben sottolineata da Benedetto XVI: «Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al Popolo di Dio non delle verità astratte, ma una “sapienza”, cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte» (Visita Pastorale a Carpineto Romano, 5 settembre 2010).
Non è Leone XIII soltanto il grande autore della Rerum Novarum – la nota enciclica che sta alla base dell’insegnamento cristiano in campo sociale – che tutti più o meno conosciamo. E non è soltanto quell’ottimo pastore – egli che, sia come Nunzio apostolico, sia come Vescovo di Perugia e sia come Sommo Pontefice, ha incarnato la Chiesa maestra con una dottrina trasparente e una solida pietà mariana – che forse pochi conosciamo. Leone XIII fu un Papa «assai dilettante di musica», narrano le cronache.
Tale attenzione verso la musica si manifesta non solo nella soddisfazione che provava presenziando alle esecuzioni di musica classica in suo onore, ma anche nell’aver condotto «a maturanza la ecclesiastica legislazione in fatto di musica sacra», sempre secondo le cronache del tempo. Lasciando ad altri l’approfondimento sull’argomento, non potevamo lasciar trascorrere questo anniversario senza pensare a quanto, nei venticinque anni in cui governò la Chiesa (tra il 20 febbraio 1878 e il 20 luglio 1903), egli abbia fatto in favore della musica sacra.
Anzitutto bisogna dire che la seconda metà del XIX secolo era un tempo di grandi sforzi di riforma della musica di chiesa: i paesi di lingua tedesca, la Francia, la Spagna, l’Inghilterra, gli Stati Uniti d’America e l’Italia volevano ristabilire una musica sacra «pura». A Ratisbona Benedetto XVI ricordò che «fu un canonico di questa collegiata, Carl Joseph Proske (1794-1861), a dare nell’Ottocento impulsi essenziali per il rinnovamento della musica sacra. Il canto gregoriano e l’antica polifonia vocale classica vennero integrati nello svolgimento liturgico. La cura della musica sacra liturgica nella “Vecchia Cappella” aveva un’importanza che si estendeva ben oltre i confini della regione e faceva di Regensburg un centro del movimento della riforma della musica sacra, il cui influsso giunge fino al presente» (Saluto durante la benedizione del nuovo organo della Alte Kapelle di Regensburg, 13 settembre 2006). Il sacerdote Franz Xaver Witt (1834-1888), allievo di Proske, e altri musicisti di chiesa portarono la «tradizione di Ratisbona» a grande fioritura: nel 1868 Witt fondò l’Associazione generale di S. Cecilia per i paesi di lingua tedesca, approvata e confermata di diritto pontificio nel 1870 da Pio IX; nel 1880, grazie al sacerdote milanese Guerrino Amelli (1848-1933), anche in Italia nacque la Generale Associazione Italiana di Santa Cecilia (cfr. F. Baggiani, Le radici ceciliane di san Pio X e la riforma della musica sacra).
In un tempo cosi maturo per certe riforme pratiche, Leone XIII il 24 settembre 1884 emanava per mezzo della Sacra Congregazione dei Riti un Regolamento per la musica sacra, in latino e in italiano, «nell’intento di apportare un efficace rimedio ai gravi abusi, che si sono introdotti nella musica sacra in varie Chiese d’Italia» (cfr. Acta Sanctæ Sedis, XVII, 1884, p. 340). In 23 articoli sono condensate le norme già date dalla Chiesa in questa materia e si incoraggia l’opera iniziata dal Movimento Ceciliano per la ripresa della musica sacra: testi più intellegibili e musiche meno teatrali.
Il 6 Luglio 1894 venivano pubblicate le Normæ pro musica sacra: un nuovo regolamento che, «più largo ed indulgente», confermava le decisioni anteriori in materia di canto gregoriano e di polifonia ed esortava, senza alcuna imposizione, ad usare l’edizione di Ratisbona (cfr. ASS, XXVII, 1894-95, p. 42). Anche i seguenti atti sull’argomento, emanati durante il suo pontificato, testimoniano quanto il Papa di Carpineto Romano avesse a cuore la causa della restaurazione musicale. Il breve Sacrorum concentuum di Leone XIII, datato 15 Novembre 1878, destinato a precedere l’edizione dell’Antifonario e del Salterio stampata dal cavalier Friedrich Pustet di Ratisbona (cfr. ASS, XI, 1916, p. 289).
Il decreto generale Romanorum Pontificum sollicitudo della Sacra Congregazione dei Riti, datato 26 aprile 1883, che riconferma l’autenticità delle edizioni di Ratisbona e incoraggia – forse troppo poco – le ricerche di «archeologia musicale» dei monaci di Solesmes (cfr. ASS, XXII, 1889-90, p. 177). Il breve Redditum fuit nobis, datato 8 Marzo 1884, in cui il Santo Padre esprime a dom Joseph Pothier, benedettino di Solesmes e grande esperto di paleografia musicale, il suo apprezzamento per la stampa, nel 1883, del Liber Gradualis a S. Gregorio Magno olim ordinatus, ad uso dei monaci benedettini (cfr. ASS, XVI, 1883, pp. 465-466).
Il decreto Quod Sanctus Augustinus della Sacra Congregazione dei Riti, datato 7 luglio 1894, circa l’uniformità da conservarsi nel canto corale (cfr. ASS, XXVII, 1894-95, pp. 50-53). Al papa non sfuggì il vasto movimento di restaurazione che, iniziato nel 1833 nell’abbazia benedettina di Solesmes in Francia, grazie ai nomi illustri di dom Prosper Guéranger e dom Joseph Pothier (per citare i principali elaboratori di questi studi), approdò alla nuova edizione del corpus delle melodie gregoriane, che la Chiesa ufficialmente approvò e adottò ufficialmente nel 1904.
Un papa filosofo, diplomatico, politico, certamente. Ma Leone XIII va ricordato anche come amante della buona musica e, soprattutto, come restauratore dell’arte musicale liturgica.